L'antica denominazione di “Ticinense”, che compare poco prima del Mille, potrebbe derivare dal nome del fiume Ticino oppure dai Ticinesi, gli antichi abitanti di Pavia che avrebbero fondato il comune rivierasco. Del resto la lunga appartenenza alla diocesi pavese si concluse solo all'inizio dell'Ottocento con il passaggio prima alla diocesi di Alessandria, poi a quella casalese. In realtà il territorio fu abitato fin dall'antichità, come attesta la scoperta nel 1975 in regione Villaro di reperti di una villa romana (secc. III-IV), poi trasformata in chiesa funeraria con abside, ampliata in seguito e poi definitivamente abbandonata (metà sec. XI). L'insediamento attuale, ricalca il borgo medievale stretto attorno al castello con fossato, poi distrutto, e all'antica chiesa parrocchiale di Sant'Andrea, priorato dipendente dai canonici di Mortara. Fu infeudato, con Frassineto, ai conti di Cavaglià, alleati di Arduino di Ivrea contro il vescovo di Vercelli. Col passaggio ai marchesi di Monferrato, i Cavaglià persero di importanza e alla fine del Trecento si estinsero nei Radicati di Cocconato, che condivisero il feudo con altre famiglie, tra cui San Giorgio di Biandrate, Cane, Bobba, Schiappacaccia, Del Carretto, Ferrari e Morelli di Popolo. I feudatari ebbero il diritto di nomina del parroco. In epoca napoleonica Ticineto divenne capoluogo di cantone e poi sede di giudicatura di pace e di pretura.
Assunta. Costruita nel Quattrocento come cappella del castello, sorse sull'area di proprietà dei Bobba, feudatari di Ticineto, che ebbero il diritto di nomina del parroco. A metà Cinquecento ebbe il titolo di parrocchia dall'antica chiesa di Sant'Andrea. Primo parroco fu padre Francesco Cocconato. La costruzione venne ampliata alla fine del secolo e consacrata nel 1610 da mons. Giovanni Battista Biglia, vescovo di Pavia. Nel Settecento fu costruita la nuova sacrestia e rimodernata completamente la chiesa con nuovi altari e arredi sacri. Ulteriori interventi furono eseguiti nell'Ottocento, fino al restauro negli anni Settanta del Novecento che ha restituito alla chiesa l'antico splendore. Dietro una facciata piuttosto disadorna, il grandioso interno è ricco e colorato: altare maggiore, coro, affreschi e stucchi settecenteschi, statua lignea della Madonna del Rosario, tele settecentesche di diversi artisti, tra cui Amedeo, Serra, Licino e Pier Francesco Guala (molte sue opere si dispersero negli anni Trenta del Novecento). Lo stemma dei Morelli di Popolo, ultimi feudatari di Ticineto, compare sul cenotaffio del vestibolo e quello di un ramo cadetto, raffigurante due zampe di leone, sui primi due banchi della chiesa. L'organo ottocentesco di Tobia Franzetti è stato restaurato alla fine del Novecento.
Chiesa della Santissima Annunziata. Costruita dalla confraternita omonima sulle rovine dell'antica parrocchiale di Sant'Andrea, è detta “Chiesa del Bric” per la posizione su un piccolo rilievo. Nei pressi della chiesa furono sepolti i morti di peste delle epidemie seicentesche portate dalle truppe di passaggio. Restaurata nei secoli successivi, conserva all'interno un altare di marmo e un'acquasantiera in alabastro settecenteschi, dipinti di autori ignoti, oltre ad una Annunciazione di Nicolò Musso. E' stata restaurata nel 1995.
Chiesa di San Pietro Martire. Fu ricostruita nella prima metà del Seicento dalla omonima confraternita su una chiesa più antica, documentata nel secolo precedente. Venne consacrata nel 1667 ancora senza campanile, eretto pochi anni dopo, e restaurata nel Settecento. All'ingresso l'elenco dei confratelli che vestivano cappa bianca. All'interno acquasantiera di inizio Seicento, altare in marmo, coro ligneo, stucchi e Via Crucis settecenteschi, oltre ad una tela di Pier Francesco Guala che raffigura la della Madonna col Bambino tra i Ss. Anna, Giovanni, Pietro Martire e Siro, in ricordo dell'appartenenza alla diocesi di Pavia.
Personaggi. Consolina Fiorentina Mesturini (Ticineto 1868 - Torino 1930), figlia del mercante di stoffe Luigi e di Angela Scagliotti, nacque in contrada dell’Olmo, oggi via Mazzini. Sposò nel 1893 Eugenio Pavese di Santo Stefano Belbo, giovane impiegato della Pretura, e divenne madre del noto scrittore Cesare.
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due campi di calcio in erba, un campo da calcio sintetico, una tensostruttura polivalente; possibilità di praticare pallavolo, basket e calcetto
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