Sorto in pianura, all'ombra del castello di Pomaro, è un centro agricolo il cui territorio si estende sulle sponde del Po. Il nome del luogo potrebbe derivare per alcuni dagli arbusti perenni della famiglia delle “Buxacee”, per altri dal più poetico biancospino (in latino “bozolus”) oppure dal termine barbarico “boza” (pozzanghera). Da antichi documenti il territorio risulta abitato fin dalla metà del Millecento, ma con frequenti abbandoni a causa dei numerosi straripamenti del grande fiume, per la cui difesa nel Seicento la comunità scelse la protezione di S. Gregorio, il vescovo taumaturgo che col suo bastone arrestò le acque del fiume Lico nel Ponto, un voto rinnovato dalla popolazione tre secoli dopo (1984). Dipendente dal Comitato di Lomello, fu infeudato alla potente famiglia dei Conti di Cavaglià, fino all'investitura concessa nel 1214 dai marchesi di Monferrato agli Aleramici del Carretto, cui seguirono i Guazzo, i Biandrate San Giorgio, gli Ardizzone e infine i Dalla Valle di Pomaro. Durante le prime fasi della seconda guerra d'indipendenza la sponda destra del Po era presidiata dall'esercito piemontese con i cannoni puntati verso gli austriaci appostati sull'altra riva del fiume. Del resto la storia di Bozzole è intrecciata con quella del Po: la più antica delle inondazioni risale alla primavera del 1684, seguita dalla piena spaventosa dell'ottobre 1857 che inghiottì tutte le case, compresa la chiesa parrocchiale. Il Po resta un fiume amato e temuto, come nell'alluvione del 2000, quando si pensava che Bozzole fosse persa, senza tener conto della Madonna dell'Argine.
Chiesa parrocchiale della Visitazione di Maria Vergine. Sorge al centro dell'abitato sulla chiesa cinquecentesca dedicata a S. Dorotea e alla Madonna del Rosario, che non fu risparmiata dalle acque del Po nell'inondazione del 1684. Sulla facciata campeggiava la seguente iscrizione, frutto del disagio degli abitanti rivieraschi. “In misera valle et infida sponda / salva me Regina Casta feconda”. L’edificio attuale, in stile neoclassico, fu costruito nei primi decenni del Settecento su progetto del marchese Carlo Gozzani. Una iscrizione in facciata, sulla destra dell'ingresso, ricorda che 22 ottobre 1857 l'acqua raggiunse l'altezza di tre metri. All'interno la preziosa balaustra in marmi policromi di Antonio Pellagatta, le cappelle laterali con la statua lignee di S. Dorotea e della Madonna del Rosario. Tra le reliquie, quella di S. Gregorio che viene festeggiato il 17 novembre di ogni anno. Gli affreschi sono opera del pittore novarese Giulio Cesare Mussi (1958). In un particolare sono effigiati il marchese della Valle e il “mitico” guardiaboschi Carlo Baldi, detto “Pistalon”, il primo a raccontare il miracolo della cappelletta. L’organo realizzato da Alessandro Collino di Pinerolo, donato dal marchese Giuseppe Rolando Dalla Valle al prevosto, don Carlo Corrado di Borgo San Martino, fu inaugurato il 4 novembre 1866.
Madonna dell’Argine. L'antica cappelletta, che diede il nome alla regione, fu eretta nel punto in cui le acque iniziarono a defluire con il materiale della chiesa parrocchiale distrutta dall'alluvione del 1684. Indicata nella mappa napoleonica, rimase miracolosamente indenne dalle acque impetuose della piena del 1857. Nello stesso luogo, sull'area della cappelletta votiva in rovina, lo stesso marchese Giuseppe Rolando Dalla Valle, innalzò su un basamento una colonna di granito nero con la statua della Madonna in marmo di Carrara, opera dello scultore Pessina di Milano e dell'impresa Varni di Genova. Venne consacrata domenica 4 ottobre 1858 da mons. Luigi Nazari di Calabiana. Da allora, nel nome della Madonna dell'Argine, si stabilì uno stretto legame tra gli abitanti del paese e i marchesi di Pomaro, che curarono l'ampliamento della spianata e la sistemazione del parco nel settembre 1937 per la solenne apertura dell'anno giubilare.
Piazza Municipio 3
Via Trieste 4, tel. +39 0142 60330
Via Vittorio Emanuele 8
vicolo della Chiesetta 12
vicolo della Chiesetta 12
viale Madonnina dell’Argine
via Carlo Noè 30
Piazza Municipio 2
Fontanella pubblica: nell’area giochi sita nei pressi del cimitero.